ESCLUSIVA - Bilic (ex ct Croazia) su Perisic: "E' il più completo". E svela: "Lo chiesi al West Ham"
Non solo il nero e l'azzurro. Quando l'Inter ha vinto, nel recente passato, si sono viste sventolare anche tante bandiere aventi i colori bianco e rosso, quelli della Croazia. Ci sono infatti due giocatori che su tutti stanno mantenendo un livello da "crack" mondiali e che risultano determinanti nelle gioie della Beneamata: stiamo parlando ovviamente di Ivan Perisic e Marcelo Brozovic.
Anche contro l'Udinese, Ivan il Terribile ha deciso il match con un gol e mille sgroppate. Mentre il connazionale si faceva consegnare altrettanti palloni da giocare e ripulire. La redazione de L'Interista ha contattato in esclusiva Slaven Bilic, che della nazionale croata è stato il c.t. dal 2006 al 2012 e che ci ha fatto esordire proprio il numero 44 nerazzurro. Da gennaio Bilic si è svincolato dal Beijing Guoan, in Cina, dopo le esperienze in Inghilterra (West Ham e West Bromwich) e Turchia (Besiktas) fra le altre, ed è ora in attesa di una nuova occasione.
Mister, le manca il campo? Le piacerebbe tornare ad allenare in Europa, ora?
"Ho lasciato la Cina a gennaio, una scelta mia. Lì le stagioni calcistiche seguono l'anno solare, dunque alla fine dell'anno ho chiesto di rescindere il contratto con il club. Sono tornato a casa scegliendo, poi, di riposare per il resto della stagione. Questo per puntare a ricominciare da un'altra parte nella prossima estate, essendo aperto a più strade".
Lei ha fatto debuttare il giovane Perisic in Nazionale: cosa la convinse a sceglierlo, al tempo?
"Sì, l'ho fatto debuttare io, lo conoscevo da tanto tempo perché siamo concittadini di Spalato, entrambi arriviamo dall'Hajduk. Era molto promettente, un grandissimo talento quando lo vidi le prime volte nell'Accademy a Spalato. Poi è andato subito in Francia, Belgio e tutto il resto. Ma una cosa mi colpì subito di lui ed è rimasta una costante in tutta la carriera".
Quale?
"E' un giocatore completo. Ma non è una frase fatta che dico tanto per dire. Quando vedi Ivan, pensi: "questo può fare tutto". Ha capacità di passaggio, grande fisicità, ovviamente corsa. Non basta? Calcia ugualmente di destro e di sinistro. E' fantastico nel dribbling, nell'uno contro uno. Sa calciare punizioni e rigori. Ha carattere per fare la differenza".
Altro?
"Sì: tutti gli esterni più forti del mondo hanno delle qualità offensive, ma magari peccano nel gioco aereo, solitamente. Lui nei colpi di testa è micidiale. E' difficilissimo marcarlo sui calci d'angolo. Questo è il significato della parola "completo", quando parlo di lui".
E' vero che provò a portarlo al West Ham, nel 2017?
"Confermo. Assolutamente sì, provai a prenderlo, quando sembrava che avesse dei problemi a Milano. Io sapevo di avere qualche chance, perché ero stato il suo allenatore nella Croazia e tutto il resto. Ma così come provai a portarlo al Besiktas... dappertutto lo avrei voluto!".
E come andò la trattativa?
"Purtroppo, come per molti calciatori croati del suo livello, arrivati in certi club come l'Inter, è impossibile fargli fare un passo indietro. Riuscimmo a portare Payet dal Marsiglia a Londra. Il West Ham è ovviamente un grande club, ma al tempo si parlava di Perisic per il Manchester United. Una "mission impossible", insomma".
Ora sta vivendo la sua miglior stagione all'Inter. E' sempre stato un leader come lo è oggi? Sembra migliorare con il passare degli anni...
"Sì, è così. Ma quando parli dell'essere leader, ci sono diversi modi di esserlo. Ivan non è un leader nel senso in cui lo sono giocatori che parlano dentro lo spogliatoio e si fanno sentire. Lui è leader nell'essere sempre felice di prendersi grandi responsabilità, nei momenti difficili. Non ha mai avuto le qualità per chiedere la fascia di capitano, per dire. Non è Modric, Terry, Maldini. E' diverso nell'essere un esempio e migliora sempre".
L'anno al Bayern Monaco e quello successivo con Conte lo hanno fatto crescere ancora?
"Sì, ma anche il fatto di avere una famiglia sua, dei bambini. Non è più un ragazzo, è un uomo. Poi certo, anche il fatto di doversi guadagnare un nuovo contratto aiuta ad impegnarsi. Ma son d'accordo: non è più l'esterno di cinque anni fa. Oggi è diventato un leader tecnico, un punto di riferimento costante. E soprattutto si diverte molto. Ed il segreto è anche un altro, comune a tanti altri croati".
Ovvero?
"La sua terra d'origine, lo ha reso così forte caratterialmente. Spalato, la Dalmazia. Dalle stesse zone o poco vicino, non a caso, sono arrivati Boban, Boksic, Modric, Ivanisevic del tennis, Kukoc del basket. La Patria gli scorre nel sangue".
C'è un altro croato che all'Inter quest'anno sta tenendo in piedi il centrocampo: Brozovic. Quanti giocatori sono più forti di lui, nel ruolo?
"Parliamo di lui perché stiamo parlando di calciatori croati. Ma ti direi la stessa cosa anche se fosse italiano, francese o tedesco. Per me non è solo in questa stagione che ha raggiunto certi livelli, ma direi che dalla Coppa del Mondo in Russia è il miglior centrocampista del Mondo in quel ruolo".
In che cosa è il migliore?
"Penserai che ti parli così di loro perché sono un connazionale, ma io davvero non vedo centrocampisti più forti di lui. C'è una lista di giocatori che sono fra i migliori con lui, come Rodri, Casemiro, Busquets, Fabinho. Ha tutto. E si vede come cambia l'Inter quando lui non è in campo. Orchestra il possesso palla, corre sempre, alza l'intensità, è dappertutto. Non ha paura di prendere decisioni. E' preciso come un computer. Fa gol. Ha in mano la bilancia della squadra. Ora lo scudetto dell'Inter non dipenderà solamente da questi due giocatori. Ma di sicuro, fino alla fine, avranno un ruolo importante per le speranze dei nerazzurri".
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