Taremi bello di notte, era quello che mancava all’Inter. Il 4-0 non inganni: in difesa c’è ancora da lavorare
Piccola premessa, credo doverosa. Nelle prossime righe non troverete ulteriori analisi circa quello che sta succedendo attorno all’Inter, al Milan e alle loro curve. Chi scrive non ha mai voluto rapporti col mondo ultras, anche a costo di rinunciare a una buona dose di notizie, a differenza di quanto fatto (legittimamente) da tanti colleghi. Sicché sarei in difficoltà a parlare di qualcosa che, volutamente, conosco solo da lontano. Del resto, è un tema troppo complesso. Sono i giorni delle indagini e, da fuori, delle polemiche sommarie. Gli ultras fanno parte, bene o male, di quello che è oggi il calcio italiano: fa ridere chi si sveglia all’improvviso sentendosi ferito da qualcosa che, senza entrare nello specifico, più o meno tutti sapevano o potevano immaginare, anche perché in molti casi alla luce del sole. Idem le verginelle che un giorno esaltano lo spettacolo sugli spalti e il giorno dopo “scoprono” come avviene. Tenere fuori gli ultras si può, è successo anche in Italia (la Lazio, la Juve anche se è servita un’inchiesta), ma comporta delle rinunce: guardate l’Inghilterra. Se lo si vuole, è un altro discorso. Alla data attuale, però, non riguarda di certo solo Milano.
Torniamo al campo di calcio. Con la Stella Rossa l’Inter ha vinto e in buona parte convinto. Un 4-0 è un risultato che fa ben sperare ed è pure molto utile in chiave differenza reti. Serviva continuità ed eccola arrivare, per quanto sarà da confermare contro il Torino, altrimenti saremo punto e a capo. La miglior notizia è Mehdi Taremi, schierato ancora da titolare in Champions e questa volta da MVP. Bello di notte? Di sicuro è quello che a Simone Inzaghi mancava l’anno scorso: un attaccante affidabile per far rifiatare i titolari senza dover sudare freddo. Ha persino risvegliato Arnautovic. Oltre al suo valore intrinseco, l’ex Porto toglie pure un po’ di pressione a Lautaro, che ne aveva bisogno e resta il miglior terminale offensivo della squadra. Contro i serbi, piuttosto modesti, l’altra buona notizia riguarda il clean sheet. Sembrava la regola, è diventato l’eccezione.
Di cose da sistemare, in verità, ne rimangono. La prima riguarda proprio la difesa: zero gol subiti, sì, ma non senza qualche scricchiolo. E davanti non c’erano cannonieri di primo, ma nemmeno di secondo o terzo livello. Le dinamiche del centrocampo non titolare, poi, restano da inquadrare con l’arrivo di Zielinski: a oggi, nonostante sia partito col freno a mano tirato, si capiscono le difficoltà di Inzaghi nel rinunciare a Mkhitaryan. Il polacco nasce perfetto per il gioco del tecnico piacentino, ma deve ancora assimilarlo nonché evitare gli alti e bassi che anche a Napoli gli hanno sempre rimproverato. Quanto a Frattesi - nonostante quanto detto sopra, con un avversario così poteva essere l’occasione di usarlo insieme a Zielinski - c’è da capire cosa può essere per l’Inter: è un ottimo centrocampista e il miglior incursore d’Italia, ma se non è titolare fisso neanche quando manca Barella vuol dire che forse non è tagliato appieno per i compiti che gli chiede Inzaghi.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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