Ripartiamo con un filo d'ansietta. E tanti meriti

Ripartiamo con un filo d'ansietta. E tanti meritiTUTTOmercatoWEB.com
Oggi alle 00:00Editoriale
di Gabriele Borzillo

Inutile menarsela, da sempre e per sempre il risultato influisce e influirà sulle chiacchiere del post-partita. Tutti figli e schiavi di tre miserabili punticini, che possono cambiare giudizi e umori in un amen e un refolo di vento si trasforma in tempesta. Esempio lampante: Udine, ieri pomeriggio, in orario del perché mi fai giocare alle quindici maledizione. Campo pesante, stadio gremito. Mentre, tomo tomo cacchio cacchio, lo spettro della critica era lì, pronto a scattare in caso di risultato negativo, sarebbe stato salutato come debacle pallonara di ampie dimensioni e, come tale, trattato. Perché sconti, ai campioni in carica, non se ne fanno, anche giustamente. Non posso nemmeno immaginare come i ragazzi siano scesi in campo: ci sono partite che non sono come le altre, ci sono partite vissute in millemila modi e maniere proprio perché chiunque scende in campo ha una sua testa, un suo modo di vivere le emozioni. Udine era una partita appartenente al gruppo delle molto complicate, visto il percorso precedente la trasferta friulana, in campionato: pareggio striminzito a Monza, scoppolona meritata coi cugini, in mezzo gagliardi parecchio a ManchesterCity.

L’Inter vince la partita. Non è che la vince e basta, rubacchiando stile della Banda Bassotti: la vince con pieno merito, divorandosi perlomeno cinque/sei gol di una facilità elementare e disarmante, controllando lo svolgimento della gara senza apparire mai in difficoltà, ultimi dieci minuti a parte. Il gol di Frattesi aiuta il resto della truppa a gestire, con tranquillità, il ritorno avversario. Solo topiche magistrali non consentono di raddoppiare e, alla prima vera distrazione difensiva, taaaaac, il golletto che non ti meriti. Però i ragazzi si rimettono a giocare, segnano un attimo prima prima del riposo – sì, dai, con quello non segna mai e non è un campione – e triplicano in apertura di ripresa. Padronanza del campo, Sommer effettua due parate che pure io con gli amici al campetto, finché, in contropiede (macomesifadicoio), becchi il due a tre. Soffri il giusto dieci minuti, senza perdere la testa, chiudi da vincente a buon diritto.

Sostanzialmente: difesa che soffre poco (se prendi due gol scrivere niente non va bene) ma si distrae con una facilità sconfortante, centrocampo in leggera crescita (bene Frattesi e ci tengo a sottolinearlo visto che l’ho bacchettato parecchio durante questo inizio stagione), attacco discreto con Lautaro sulla via del recupero e Thuram in ripresa.

Inzaghi sta ruotando gli uomini.

Sono un filo indietro di condizione – io li pensavo più avanti – ma siamo al 29 di settembre e c’è una vita da giocare.

Testa alla Stella Rossa, avanti l’Effecì.