Niente storielle, non è mai una partita come le altre
Potete raccontarmi tutte le storielle che preferite - nel caso specifico barzellette - ma il derby di Milano, parlo per me ovviamente e penso, anzi, sono certo di interpretare il pensiero della maggior parte dei tifosi del cielo e della notte sullo sfondo d’oro delle stelle, è LA PARTITA. Sì, dai, quella che, quando sta per cominciare, hai salivazione azzerata modello fantozziano, tachicardia a valanga e ansia senza un domani. Novanta minuti più recupero di totale apnea, roba da lasciare un apparecchio per misurare la pressione sanguigna al braccio osservando valori normalmente improponibili. Stasera, ore 20.45, agli ordini del signor Maurizio Mariani della sezione di Aprilia, i ragazzi di Simone Inzaghi proveranno a stabilire un record: vincere sette stracittadine consecutive, avvenimento mai accaduto nella storia ultracentenaria delle due squadre meneghine né da una parte né, tantomeno, dall’altra. Qualcuno potrà obiettare chissenefrega, vale sempre e solo tre punti. Certo, ma vuoi mettere? Sette di fila vinti? Roba da libidine pallonara, non facciamo sofismi da quattro soldi per cortesia, il calcio è quella roba lì, si gode anche per piccole cose che tanto piccole non sono.
Quando è derby time mi sveglio con quel leggero senso di non vedo l’ora sia tutto finito. Sempre, e non lo dico per dire. Da sempre, sempre e per sempre. Alcuni tifosi nerazzurri sentono in maniera particolare la sfida con la Juve eleggendola a scontro finale. L’ho scritto, lo ripeto: sarà l’essere nato e cresciuto a Milano, sarà l’avere un discreto numero di amici rossoneri che puoi serenamente perculare, ricambiato quando tocca a loro, sarà l’entrare nei bar, nei ristoranti, nei negozi, vedere appesa la sciarpetta del Diavolo e, d’improvviso, riempirti di un sorriso beota, inspiegabile. Ordini, compri, mangi, sempre con quello stesso sorriso beota che suona stile ho vinto, tu zitto fino alla prossima. L’ironia, la presa in giro sincera, distingue Milano, dove la stracittadina è una festa. Dove allo stadio ci si va insieme, maglie nerazzurre e rossonere le une accanto alle altre, magari mano nella mano perché qui, il derby, si vive così, senza esasperazioni, senza dover girare per la città con la sciarpetta nascosta nel giubbotto.
Leggo e sento che l’Inter arriva meglio alla partita. Vero. La prestazione di ManchesterCity (tutta una parola) rinfranca anima, muscoli e cuore dopo lo spettacolo terribilmente opaco di Monza. Squadra tosta, senza paura, unita e coesa. Il pareggio finale è importante non tanto per il punto, la strada è lunghissima e irta di ostacoli, quanto per la convinzione dei giocatori, capaci di subire pochissimo, l’ultimo quarto d’ora recupero compreso e, allo stesso tempo, di proporre calcio, non calci. Rischiando di fare gol in più di una circostanza, e non per caso.
Sarà comunque dura. Durissima. La pantomima del derby che non ha favoriti non mi appartiene. In questo momento storico, per me, l’Inter ha qualcosa in più. Mi aspetto di vederlo, stasera, sul campo: con enorme rispetto, senza la minima paura.
Alla prossima, avanti l’Effecì.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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