Ma non siamo primi in classifica? O mi sono perso qualcosa?
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Certo che ti fa incazzare. Certo che ti girano peggio delle pale di un elicottero. Perché mancano tre minuti alla fine, hai un golletto (e che golletto) da difendere e, zozza la miseria, non è possibile riuscire, per la decima (DECIMA) volta in questo campionato, a prendere gol. Sapete, una volta ci può stare. Due succede. Tre e che diamine. Ma dieci proprio no. Dieci significa che, a un certo punto, ti distrai. E non puoi farlo. Il gollonzo di Napoli è l’ennesimo orrore difensivo, senza stare a far nomi o mettere qualcuno sul banco degli imputati che non è bello: ma, d’altra parte, senza quella dabbenaggine, quella maledetta disattenzione, forse oggi staremmo parlando di altro, di fuga solitaria, di come affrontare quel paio di trasferte pericolose che ancora ci mancano. Insomma, diciamocelo chiaro, una cosa è avere quattro punti di vantaggio sulla seconda, un altro quell’incollatura che ancora oggi ci consegna la testa della classifica.
L’Inter non gioca bene, siamo onesti. O, meglio: gioca bene per una mezz’ora circa, minuto più minuto meno. Poi, diciamo dal trentacinquesimo, si consegna mani e piedi all’avversaria di turno, chiudendo il primo tempo tra calci d’angolo e palloni vaganti in mezzo all’area. In mezzo a questo temporale di possesso palla avversario i nerazzurri avrebbero anche l’occasione per uccidere calcisticamente il Napoli: ma Dimarco si innamora troppo della possibile doppietta e non vede Lauti tutto solo in mezzo all’area di rigore, cerca di concludere col sinistro d’oro ma un difensore azzurro devia con apprensione in corner. Roba da mangiarsi le dita, tutte e dieci e senza anestesia.
Secondo tempo: una sofferenza. Che poi, a ben vedere, Martinez deve compiere un solo intervento decisivo, paratona su sassata di McTominay da venti metri, forse meno: ma il non ripartire mai, il difendersi in undici dietro la linea della palla tutto il tempo, prima o poi può costar caro. E l’Inter, al netto dell’ennesima doppia sostituzione non studiata a tavolino ma frutto della sfiga e della casualità, sto parlando di Dimarco dei bei tempi e Calha forse non splendido splendente ma certo più efficace di chi lo ha rimpiazzato, paga pegno sul solito e inspiegabile orrore difensivo come scrivevo poco sopra. Finisce così, con gli altri a festeggiare un pareggio, apperò, e noi a fustigarci stile Tafazzi per l’ennesima volta. E a me sì, son proprio girate. Perché certi errori faccio davvero fatica a digerirli, non riesco a comprenderli e non voglio nemmeno provarci, non sono comprensibili punto e basta. Non sono spiegabili. Sono errori. Possono accadere. Ma stanno accadendo un po’ troppo spesso.
Detto ciò, al di là dell’ennesima incazzatura per non aver portato tre punti a casa quando mancava ormai meno di un sospiro alla fine della partita, guardo la classifica e credo di vedere l’Inter ancora prima in classifica. Ora, al netto di qualche ramanzina più che corretta, viste le numerose partite fin qui disputate e la maledetta sfiga che ci sta perseguitando in tema infortuni, penso che Inzaghi – la smetta cortesemente Simone di sostituire Bastoni, per carità – e i suoi ragazzi stiano davvero facendo una stagione di alto livello. Abbiamo due squadre? No. Non andate dietro a questo racconto fantasioso che Tolkien spostati. L’Inter NON ha due squadre, ripetiamolo lentamente inspirando ed espirando. Ha grinta, voglia e carattere. Ma NON due squadre.
Insomma, Napoli ce la siamo lasciata alle spalle. Guardiamo avanti. C’è Rotterdam, c’è la Champions, ci sono altri novanta minuti di passione in attesa del prossimo turno di campionato. Dove, ripeto il concetto, continuiamo a essere primi. O durante la notte è capitato qualcosa che non so?
Alla prossima.

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