L’Inter ha preso la laurea. Ma ora silenzio

L’Inter ha preso la laurea. Ma ora silenzioTUTTOmercatoWEB.com
Oggi alle 00:19Editoriale
di Fabrizio Biasin

Non capita spesso di celebrare un pareggio. E infatti non è che siam qui a descrivere il Carnevale di Rio, ma alcune cose vanno dette. Lo 0-0 di City-Inter dell’altra sera è un gran risultato, non tanto per il punto acquisito laddove casca chiunque (il City a secco di reti in casa sua è un evento), ma per quello che si è visto.
Ecco, chi si è limitato a leggere i numeri del match starà pensando “cosa celebrano, poteva finire tanto a poco”, ma commette almeno un paio di errori. Il primo: si è perso una bella partita. Il secondo: non ha tastato con mano il “peso” della squadra di Inzaghi. 
Contro una delle due squadre più forti al mondo (l’altra è quella del sor Carletto) i nerazzurri hanno giocato esattamente la partita che avevano in mente, una partita fatta di pressing asfissiante, raddoppi costanti in marcatura, alta intensità e, sì, ripartenze. Badate bene, “ripartenze” non “contropiedi”. Il contropiede è la condizione obbligata della squadra perennemente in difficoltà, quella che non ha alternative perché messa in ginocchio dai suoi avversari. Questa cosa, all’Inter, l’altra sera è capitata negli ultimi dieci minuti di partita (e ti credo, quelli hanno gente come Gundogan e Foden in panca!). Per il resto Barella e soci hanno esaltato loro stessi proprio con le ripartenze, ovvero la caratteristica migliore del calcio inzaghiano, una pratica fatta di recupero palla e immediata verticalizzazione. Una bellezza per gli occhi, altro che contropiede.
L’Inter reduce dal brutto pareggio di Monza archivia il primo turno di Champions con qualche certezza in più. E anche qui, elenchiamo. 1) Paradossalmente, è più facile che giochi una grande partita con i Marziani piuttosto che con gli Arroccati (tipo il Monza, appunto).

2) I “nuovi” (da Zielinski a Taremi) devono ancora inserirsi al 100%, ma sono già a un bel punto di cottura. E questo perché nel gioco ormai fluido dei campioni d’Italia basta avere sufficienti qualità tecniche (condizione indispensabile) e seguire il flusso. 3) Barella - assente in Brianza - non è più solamente “un grande centrocampista”, ma è “uno dei migliori al mondo”. Sa far tutto, al punto che per questioni di spazio evitiamo un lungo e barboso elenco di qualità possedute dal tamburino sardo. 4) Se il pensiero latente era “ma non è che questi hanno la panza piena?”, ci siamo levati il dubbio guardando il trattamento riservato da Acerbi al fenomeno Haaland (99 gol in 104 partite col City e 2 volte su 2 fermato da San Francesco). 5) L’Inter non è più la squadra che “prova a stare al livello delle big”. L’Inter “è” big. Lo dice l’atteggiamento dei 16 scesi in campo all’Etihad: non si sentivano inferiori, non hanno tremato mai.
Tutto questo non significa che l’Inter sia destinata automaticamente a una stagione di successi, ci mancherebbe, ma è certo che qualunque tesserato nerazzurro, leggendo ’sto pezzo, non dirà “uh, che bello, quante lusinghe” ma “dovevamo vincere, non c’è niente da festeggiare”. 
Ps. Domani c’è il derby, lo sanno anche i licheni. Vi diranno: “Lo avete già vinto”. Rispondete: “Come se avessi accettato”. Concentrazione, silenzio e… forza noi.