Inter, la verità sullo stadio (e la formazione di Inzaghi)
Il giorno che certifica la fine della pausa per la nazionale dovrebbe diventare festa nazionale. Lo penso sul serio. Perché noi piccoli italiani medi, affezionati alle nostre piccolissime cose, alla partita della nostra squadra, a quella della nostra avversaria, al Fantacalcio e così via, torniamo finalmente a respirare. E, quindi, amici cari, godiamoci il ritorno della Serie A, perché in questo esatto momento mi tocca raccontarvi un fatto devastante: tra meno di un mese - molto meno - torna la maledetta sosta. Un’altra. La milionesima. Che due maroni.
Fine dell’intemerata, passiamo a cose persino meno belle.
Un lustro fa Inter e Milan decidono che è il caso di spingere sull’acceleratore per realizzare uno stadio in comune di fianco a San Siro. Ci credono molto, si moltiplicano i rendering. Il vecchio Meazza verrà abbattuto o in qualche modo riqualificato nell’ambito del meraviglioso progetto immaginato per rendere quella zona, attualmente limitata alle salamelle, assai moderna e remunerativa.
Ma poi succede che i comitati fanno i comitati, la politica fa la politica, “qui non si può, lì ci vuole il permesso” e buonanotte ai suonatori, restiamo appesi a scartoffie e promesse.
Ma Inter e Milan rilanciano, signore e signori: “Sapete che c’è? Ci facciamo il nostro stadio!”. Uno a Rozzano e l’altro a San Donato. Ci sono gli accordi, i progetti, le tempistiche, i piani regolatori, si inizia persino a investire del denaro per comprare gli spazi e, insomma, tenetevi pronti che avremo non uno, ma ben due nuovi impianti.
Sì, corcazzo.
Passa il tempo e a San Donato ci sono altri comitati, altra politica, altre questioni, e a Rozzano a dirla tutta non c’è nemmeno troppa convinzione. E allora il sindaco dice “signori, qui qualcuno si prenda in carico di ristrutturare il vecchio San Siro, suvvia, conviene a tutti”. E allora l’Inter sembra possibilista, “vediamo, ragioniamo, pensiamoci”, e inizialmente il Milan no, ma poi anche i rossoneri “vediamo, ragioniamo, pensiamoci”. E il sindaco si mette a disposizione, dice “gli amici di WeBuild presenteranno un piano per la ristrutturazione” e, insomma, si torna a dare speranza al vecchio Meazzone scalcinato.
Inter e Milan nel frattempo continuano a giocare su più livelli, dicono “sia chiaro, noi abbiamo i nostri piani avviati fuori Milano, ma diamo volentieri un’occhiata” e, vi dirò, mi son già rotto le balle di scrivere perché la conclusione la conoscete bene, ieri mattina siam tornati al punto di partenza, con i due club che dicono no alla ristrutturazione (“troppo cara”) ma sì all’idea del 2019, quella dello stadio in comune e “di fianco”. Quello che in qualche modo è già stato bocciato dai fatti, ovvero dalla burocrazia, dai comitati, dagli scioperi in serie, eccetera.
Tutto questo per dire cosa? Che, amici cari, la verità è che ci stanno prendendo per il mulo, magari non in modo volontario, ma un po’ è così: Inter e Milan non hanno grano sufficiente per farsi uno stadio a testa e al limite ne hanno per farne uno in comune, ma sanno anche che pensare di costruirlo laddove la politica dei comitati ti nega ogni permesso, significa dire di voler fare una cosa ben sapendo che non si potrà fare.
Morale: il nuovo stadio a Milano è una promessa che tutti quanti fanno ma nessuno intende mantenere, tutto quello che ci raccontano è banalissima “manfrina” e voglia di passare il problema ai posteri, che ora è troppo complicato e tanto prima o poi qualcuno si prenderà davvero in mano la patata bollente.
Nel frattempo si va avanti nel tempio del pallone, San Siro, che è stupendo, la Scala del calcio, ma in questi 5 anni - guarda un po’ - è diventato 5 anni più vecchio senza che nessuno si preoccupasse di fargli anche solo mezzo lifting, “non serve, tanto ora arriva lo stadio nuovo, anzi gli stadi nuovi, e comunque alla peggio ristruttureremo il Meazza”.
E il dato di fatto è che non si faranno due stadi nuovi, non se ne farà nemmeno uno, e a conti fatti il Meazza è sempre quello delle Notti Magiche del 1990, ovvero 34 anni fa.
Che imbarazzo.
Fine, anzi no: domani torna l’Internazionale. A Monza. Evviva. Da due settimane “gli esperti” stanno spiegando a Simone Inzaghi, un tizio che sta facendo giocare l’Inter come non aveva mai giocato prima, come deve gestire la rosa, come deve fare la formazione. È tutto straordinario.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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