Ombre a San Siro - Inchiesta ultrà Inter, 19 arresti per pizzo ed estorsioni. E l'egomania social è pur sempre un male
Districare i fili e riannodare i pensieri creando un canovaccio unico diventa complicato, in alcuni casi una missione quasi impossibile. Cinquecentosessantotto, questo il totale delle pagine dell'ordinanza firmata dal Giudice per le indagini preliminari Domenico Santoro in cui vengono messe in luce le attività criminali che coinvolgevano la Curva Nord dell'Inter, un "sodalizio finalizzato a commettere una pluralità indeterminata di reati di lesioni, percosse, resistenza a pubblico ufficiale, rissa, estorsione, intestazione fittizia".
I fatti
Nella mattinata di lunedì 30 settembre la polizia, su delega della Direzione distrettuale antimafia di Milano, ha eseguito un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di alcuni esponenti della curva della tifoseria dell'Inter e del Milan. Ben 19 gli arresti tra cui alcuni noti esponenti del tifo organizzato interista: violenza e scontri, ma soprattutto pizzo sui parcheggi ed estorsioni sui biglietti, rivenduti a prezzi folli.
Centrale dunque il tema dei tagliandi, tanto da portare i maggiori esponenti della Curva Nord ad interfacciarsi anche con Simone Inzaghi. La Procura ha specificato che "nel contesto finora descritto, le indagini condotte hanno evidenziato che la Società interista si trova in una situazione di sudditanza nei confronti degli esponenti della Curva Nord, finendo, di fatto, per agevolarli seppur obtorto collo", praticamente un assecondare malvolentieri quanto stava accadendo.
Nelle intercettazioni rese pubbliche la richiesta da parte della Curva era stata chiara, ottenere 200 tagliandi in più in vista della finale di Champions League di Istanbul, oltre ai mille già ricevuti, pena lo sciopero da parte del tifo, situazione verificatasi durante la finale di Coppa Italia contro la Fiorentina. Con lo stesso Inzaghi, stando a quanto riportato sull'ordinanza, che nell'intercettazione chiave aveva aperto alla possibilità di parlare con la società. Biglietti poi diventati 1.500 poco prima della sfida contro il Manchester City, per chiudere un quadro chiaro e ben definito.
Tra i fatti c'è anche da menzionare la scelta da parte dell'Inter di non commentare una vicenda causa le indagini in corso: il presidente Giuseppe Marotta, presente in Lega Serie A, ha scelto la via del silenzio. Simone Inzaghi, invece, ha ribadito che lo stesso club ha chiesto di non rilasciare dichiarazioni in merito.
Sensazioni e ipotesi
Da qui in avanti si entra nel campo delle ipotesi, spaziando tra domande (tante) e risposte (poche). Resta da capire come alcuni abbonamenti e tagliandi venivano rivenduti senza nessun controllo mirato sugli ingressi (solo steward compiacenti?), considerato che in altre zone dello stadio diventa complicato accedere senza un titolo d'ingresso valido. O come la gestione dei parcheggi, del cibo e del merchandising (con marchio registrato), venisse lasciata in mano a un'organizzazione simile: tutti sapevano, addetti ai lavori e non, ma nessuno era mai intervenuto in maniera decisa.
C'è chi parla di zone franche in cui era difficile individuare il vero confine, situazioni in cui tutto era alla luce del sole, o quasi, meglio però non parlarne apertemente. Ma tra commenti di varia natura a colpire è ancora una volta la spettacolarizzazione, l'aver messo fondamentalmente in pubblica piazza, per mezzo social, tutto ciò che effettivamente stava accadendo. Determinati nomi erano presenti in storie Instagram, corredati talvolta da numeri di telefono da contattare in caso di acquisto di biglietto. E in particolar modo un'evidente excusatio non petita, che di fatto è diventata una palese accusatio manifesta.
Il culto social ancora una volta non ha portato per niente fortuna, mettere in evidenza presto o tardi può creare un effetto boomerang simile. Sassolini che nelle 568 pagine diventano macigni, talvolta montagne da scalare. Ma meglio far cronaca e mantenere la barra dritta, lasciando l'egomania a chi vive in un mondo parallelo pieno di mi piace e condivisione. Ma soltanto quando la causa (propria) diventa l'unica giusta. Almeno all'apparenza.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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