A Monza Inter frenata dalla presunzione o dal tour de force? Su Frattesi molto rumore per nulla
Il primo posto solitario dell’Udinese del quasi sconosciuto tecnico Kosta Runjaić, nato a Vienna ma di nazionalità tedesca con origini croate, è già di per sé un segnale che questo campionato a prima vista sarà comunque diverso dai due precedenti, dominati dal Napoli e dall’Inter.
Antonio Conte già pregustava la vetta solitaria, ma i friulani gli hanno sorprendentemente rovinato i piani, mentre l’Inter che ho visto dal vivo a Monza è stata squadra più lenta e slegata del solito. Tutto ciò al di là del risultato stabilizzatosi sull’1-1 nel finale, con il gran gol brianzolo di Dani Mota e quello interista del sempre troppo bistrattato Dumfries, che ha comunque evitato la prima sconfitta stagionale.
Al di là dell’ovvio, ossia che con la rinuncia a Çalhanoğlu e a Barella e con Mkhitaryan per una volta in regressione, l’Inter ha meno qualità, resta la mia personalissima sensazione che ci sia stata un po’ di presunzione in tutti quanti. Spiego.
Ho sempre pensato che l’avversario più temibile nella corsa al bis Scudetto non sia la Juventus, tantomeno il Milan, ma non sia neppure il Napoli, che rispetto a tutti gli altri ha l’innegabile vantaggio di non giocare in Europa. Per me la vera rivale dell’Inter è l’Inter stessa. Perché abbiamo un bel dire che tutto quello che si è fatto deve essere azzerato ogni volta, ma poi in campo ci vanno gli uomini che non sono dei robot, in grado di resettare ogni volta l’hard disk per riportarlo alla fame originaria. Dopo tutto quello che si è conquistato, ossia sette trofei uno via l’altro in tre anni solari fino all’ultimo Scudetto stravinto, l’idea che le partite alla fine si portino comunque a casa anche se non si spinge sempre al massimo, è dura a morire. Anche inconsapevolmente. E per me è quello che è successo a Monza dovrà servire di lezione per cercare davvero di lasciarsi alle spalle questo atteggiamento un po’ lezioso di essere più forti di ogni avversario.
Ora, nessun dramma per una serata storta, perché al di là del turn-over sul quale possiamo discutere, molti erano rientrati dalle Nazionali e il menu della settimana prevede anche piatti forti del calibro di Manchester City e Milan.
E nessuno si è accorto che stavolta i primi tre cambi Simone Inzaghi li ha fatti almeno dieci minuti prima dell’ora abbondante di gioco, come ci aveva abituati da anni, perché quest’anno la formazione non è più di 11 giocatori ma si gioca in 16, cambiando mezza squadra di movimento ogni volta. Resto fiducioso sul bis Scudetto anche se non credo che si faranno 95 punti come nella trionfale stagione passata, ma magari una decina in meno, cifra che storicamente non preclude assolutamente il primo posto. In anni recenti ci sono stati Scudetti vinti a 86, 84 e persino a 82 punti.
Certo 8 gare di Champions di qui a fine gennaio, oltre a tutto il resto, modificano radicalmente le nostre abitudini ed è qualcosa con cui devono prendere le misure tutte le big, Inter compresa, senza contare il numero degli infortuni destinato a lievitare. A Monza si è perso Dimarco, sperando che non sia una cosa lunga. Ultima notazione su Davide Frattesi, per il quale verrebbe da dire molto rumore per nulla. Dopo le prodezze in Nazionale lo si voleva titolarissimo a spese di altri a furor di popolo. In realtà, anche lui, come tutti gli altri a Monza, non è stato all’altezza del compito e chi lo voleva in campo dall’inizio ora è il primo a reputarlo poco più che una buona riserva. In realtà Davide Frattesi è fortissimo, magari più nello stravolgere le gare che nell’indirizzarle dall’inizio, ma sorrido sempre di chi cambia opinione da una partita all’altra, conscio che la sua cangiante opinione per chi nel calcio ci lavora conta sempre meno di zero.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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