Sommer: "Secondo anno all'Inter, ma a San Siro i brividi mi vengono ancora"
Lunga intervista che il portiere dell’Inter, Yann Sommer, ha rilasciato qualche giorno fa a Sky Sport Schweiz per il programma ‘Sideline Stories’, nella quale viene raccontato come stia attraversando questo periodo della carriera da quando non rappresenta più la Svizzera: "Sto bene, dopo il ritiro dalla Nazionale posso godermi qualche giorno di riposo in più e mi fa stare bene. Sto bene qui a Milano".
Cos'è la musica per te?
"Relativamente molto, poi lo stile della musica che ascolto dipende molto dal mio umore. Mi piacciono tanto anche i live, i concerti. Mi piace molto andare ai concerti quando il tempo me lo permette, amo le sensazioni che offrono; preferisco quelli in posti più piccoli. Ascolto musica anche in macchina o prima delle partite, mi permette di entrare in un altro spirito e caricare le idee. Una canzone che ascolto prima di ogni partita? Non c’è una canzone che ascolto sempre, dipende soprattutto dal mio umore. A volte ascolto roba calma a volte musica house o hip hop".
Al secondo anno all’Inter, in uno stadio come San Siro, con una grande storia. Provi ancora qualche brivido a giocare lì o ormai ti sei abituato?
"No, ad essere onesti i brividi mi vengono ancora spesso. Ad esempio, prima di ogni partita di Champions League, tutto lo stadio canta la parte finale dell’inno e penso che sia un’atmosfera davvero speciale, tale da creare emozioni forti. C’è molta energia e finché sei un giocatore, queste cose danno molta forza. Fortunatamente, ho vissuto tutto questo in maniera positiva: la scorsa stagione abbiamo giocato bene, quest’anno stiamo giocando bene. Poi ovviamente a volte le cose possono andare meno bene ma l’ambiente è incredibile".
Tu che hai giocato in Germania: che differenza hai notato in merito alla cultura delle tifoserie con l’Italia?
“In Germania ho visto stadi e tifosi incredibili. Anche a Moenchengladbach c’è un’atmosfera speciale e tanta tradizione, così come al Bayern Monaco. Prima sono stato al Basilea, quindi ho avuto diverse possibilità fino a oggi. Posso dire che in Italia il tifo forse è un po’ più passionale; ad esempio quando vai allo stadio con l’autobus vedi migliaia di persone con dei bambini, e ti rendi conto di questo. È semplicemente molto passionale, e penso che questo faccia la differenza. Però poi, dentro lo stadio, in Germania tutto è decisamente bello, con una bella atmosfera”.
Ci sono dei momenti ‘wow’ prima di un grande match o momenti in cui ti dici che lo Yann di dieci anni fa sarebbe molto fiero di lui perché vive queste situazioni?
“Cerco sempre di ricordarmi un piccolo rituale prima di ogni partita, anche se non lo faccio sempre. Spesso prendo la maglietta in mano, guardo numero e nome e penso a tutto il lavoro che ho fatto, tutto quello che è successo per arrivare a quel momento preciso. Ed è sempre bello poter dire a sé stessi: hey, guarda tutto quello che hai potuto vivere nella tua carriera. È un momento che mi prendo per ricordarmi che sono passate tante cose belle, che ho vissuto tanti momenti forti”.
Quando hai capito di poter essere migliore degli altri?
“Difficile dirlo, non credo nemmeno io di essermene reso conto a quest’età. Piuttosto sottolinei di essere sempre migliorato e che migliori più velocemente. Non ho mai pensato una cosa del genere, ho sempre avuto piacere nel giocare a calcio. Mi piace essere portiere, sono ambizioso e motivato”.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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