L’Inter non sarà brillante in ogni occasione: intanto è sempre lì. Nonostante tante, troppe, chiacchiere

L’Inter non sarà brillante in ogni occasione: intanto è sempre lì. Nonostante tante, troppe, chiacchiereTUTTOmercatoWEB.com
Oggi alle 00:00Editoriale
di Gabriele Borzillo

Il pareggio di mercoledì sera brucia ancora. Non perché sia stato casuale e inatteso, il Bologna ha giocato a calcio e non a calci, sciorinando una prestazione notevole per tecnica, impegno e tattica, quindi onore e lodi ai nostri avversari. Il problema, casomai, sta nel continuare reiteratamente a divorarsi gol che nemmeno io, durante la partitella amicale del sabato mattina, riuscirei nell’impresa, complicatissima, di sbagliare. Cose che capitano vien da dire: sì, va bene, d’accordo, cose che capitano. Ma che bisogna smettano di capitare. Non è più tempo, stiamo entrando in una fase delicatissima della stagione e Simone Inzaghi ha bisogno di tutti gli effettivi. Non a mezzo servizio. Ho letto, in questi giorni, critiche anche feroci a Simone nostro: intendiamoci, anch’io gli ho appioppato un bel cinque e mezzo mercoledì, non mi ha esaltato per niente. Poi però, a mente fredda, freddissima, non pensi come un tifoso durante la partita con le sue incazzature e le sue urla. Cerchi di razionalizzare. Razionalizza che razionalizza ti rendi conto di come, nel momento in cui si gira verso la panchina, Inzaghi non sappia davvero dove mettere le mani. E non è colpa sua. Perché è ora di piantarla con la storiella dell’allenatore che ha perso scudetti, ricordo mica troppo sommessamente molti di quelli oggi pronti a puntare il dito contro il nostro allenatore sparlare della dirigenza pronosticando improbabili accessi Champions, troppo importanti le cessioni di tizio e caio, tanto per dirne una: una sola, ci sarebbe la collezione di amenità pallonare da recitare a mo’ di rosario. Però fa niente, colpa di Inzaghi. Si sa, è sempre e comunque colpa di Inzaghi, fa già ridere così. Io penso diversamente, cerco di spiegarlo in poche righe premettendo che, essendo un tifoso e nemmeno di quelli tranquillini sempre seduti al loro posticino, mi incazzo spesso e pure volentieri quando seguo le partite.

Simone avrà pure colpe, chi lavora sbaglia sempre e comunque, ma la verità è altra: l’Inter non ha due rose, barzelletta pallonara venduta come realtà ma stiamo parlando di semplice fantasia e, soprattutto, il problema non sta nella presunta profondità della panchina. Il problema reale è che l’Inter ha sedici/diciassette calciatori i quali, nei piani dirigenziali e tecnici, avrebbero dovuto assicurare ricambi senza ledere l’infrastruttura della squadra. Purtroppo, proprio coloro che secondo la dirigenza erano equiparati alle prime linee, stanno mancando. Inutile girarci intorno. Non sono i titolarissimi a steccare, sono i primi cambi, i sesti uomini del basket a fornire poca sostanza.

Eppure, nonostante questa mancanza, tanta roba, oggi l’Inter è in piena corsa scudetto, tre punti sotto la capolista con otto partite in più giocate e una gara da recuperare a Firenze e, non bastasse, in piena lotta per passare direttamente agli ottavi di Champions senza bisogno di alcun playoff. Alla faccia della presunta crisi, vorrei viverne così tutti gli anni.

Alla prossima!