"O segni o ti mando in panchina", i lati nascosti di Simone Inzaghi raccontati da Lombardi

"O segni o ti mando in panchina", i lati nascosti di Simone Inzaghi raccontati da LombardiTUTTOmercatoWEB.com
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Oggi alle 21:05News
di Daniele Najjar

Cristiano Lombardi, ex giocatore di Simone Inzaghi ai tempi della Lazio, ha parlato a La Gazzetta dello Sport del tecnico dell'Inter: "Lo conosco da più di dieci anni. Non ho mai sentito nessuno urlare “Lomba” come lui da bordocampo. Iniziava a urlare il mio cognome già al primo minuto. Nemmeno mio padre ha mai gridato così forte e per così tante volte. Scherzi a parte, è stato come un padre. Dopo quel gol in Atalanta-Lazio non giocai dall’inizio nella gara successiva soltanto perché sfidammo la Juve. Aveva bisogno di copertura". 

Nel 2010-11 è stato il suo primo capocannoniere. 

"Sono stato il suo Immobile o il suo Lautaro, e spero che adesso riesca a far diventare un bomber da 25 gol anche Thuram. Ricordo la finale del campionato Allievi Regionali contro l’Atletico Roma a Ciampino, sotto gli occhi di Lotito. Vincemmo 5-0, segnai tre reti. Festeggiamo per giorni. Con le punte ci ha sempre saputo fare". 

Qual è il suo segreto? 

"Il rapporto umano. La fiducia incondizionata. Quel suo modo elegante di spronarti a fare meglio senza fartelo pesare. Una volta mi prese da parte e mi disse che se non avessi segnato mi avrebbe mandato in panchina. Venivo da tre partite senza gol. E poi le scaramanzie, le partitelle infinite, quelle cene tutti insieme, l'adrenalina. Per lui un derby degli Allievi valeva già la Serie A". 

Quante strigliate vi ha fatto negli spogliatoi?

"Una su tutte: Roma-Lazio 3-3, il suo primo derby credo. All’intervallo eravamo sotto di due gol, lui si palesò da noi arrabbiato come non mai. Si sfilò la giacca, la strappò e la calpestò, salvo poi uscire senza dirci nulla. Ci trasformò. E alla fine riuscimmo a pareggiare. Avevamo 15 anni, ce lo ricordiamo ancora”.