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Inter, Federico Chiesa a gennaio. Contatti avanzati
Questa mattina lo abbiamo sottolineato più volte. Federico Chiesa è diventato l'uomo del mercato nerazzurro. Esterno d'attacco, punta, seconda punta. Classe infinita, eroe dell'Europeo vinto dall'Italia di Roberto Mancini, l'ex juventino ha messo d'accordo Proprietà e Società che sono in linea su questo grande acquisto. Simone Inzaghi potrebbe trasformarlo in ciò che vuole, ha le capacità per trasformare tutto ciò che tocca e l'attuale giocatore del Liverpool non è contento della Premier e vuole giocare.
Il Liverpool ha aperto al prestito, continui contatti tra le dirigenze di Inter e Liverpool per il possibile trasferimento in Italia già a gennaio. Prestito, ma se dovessero trovare sistemazione Arnautovic o Correa, si potrebbe pensare ad un acquisto definitivo, ovviamente non si sanno le condizioni. Destinazione gradita al 27enne attaccante, soluzione gradita a proprietà, dirigenza e allenatore dell'Inter ed aperti ad una soluzione, che possa accontentare tutti, anche il club inglese. Continuano i contatti...
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La maglia prima di tutto
Esiste una leggenda metropolitana, che tanto metropolitana alla fine dei conti non è. Racconta di un presunto pseudo disinteresse degli europei, italiani in prima fila, a vestire la maglia delle rispettive nazionali: mentre, al contrario, i sudamericani alla loro, di convocazione, non rinunciano mai, nemmeno sotto tortura, nemmeno se mezzi rotti, a costo di attraversare a nuoto l’Oceano Atlantico. Sgombriamo il campo da fantastiche storielle, credibili quanto la vicenda degli alligatori nelle fogne di New York: alla Nazionale nessuno rinuncia a cuor leggero: a meno che tu non decida, scientemente, di ritirarti. Magari perché sai di non poter essere più performante come un tempo o perché sai di doverti dosare con attenzione giocando gli ultimi scampoli della carriera.
Rappresentare la propria gente, il proprio Paese è orgoglio puro, non esiste termine diverso da poter utilizzare. Perché è bellissimo vincere lo scudetto, la Champions, quel che più vi aggrada: ma volete mettere vincere il Mondiale vestendo la maglia che simboleggia il luogo dove sei nato e cresciuto? A me è capitato di chiacchierare spesso con i campioni del mondo del 1982, ad esempio: e sì, nonostante molti di loro abbiano vinto di tutto di più, quando gli parli del mondiale di Spagna si accende una luce nei loro occhi: come accade con i calciatori che hanno fatto parte della spedizione in Germania, nel 2006. Funziona in questo modo, poche balle.
Quindi fatico a capire le critiche, perché ne ho lette in questi giorni, rivolte – esempio – a Calha o ai ragazzi chiamati da Spalletti, per non parlare di Lautaro Martinez. Restando a casa nostra Barella ha fatto capire, nemmeno tra le righe, che lui alla convocazione in Nazionale non rinuncerebbe mai e che, se sta appena appena bene, vuole giocare. Come lui tutti gli altri. A maggior ragione se, come Hakan, ne sei il capitano di quella squadra. E hai dei doveri verso i tuoi compagni e il tuo popolo. Senza stare a far discorsi demagogici.
Ecco, magari i governanti del pallone potrebbero evitare la nascita di tornei senza rilevanza, senza un perché, creati per esigenze di botteghino e null’altro. Ma questa è una storia diversa e molto più complicata.
Alla prossima.
TMW News: Il Milan verso i 125 anni. Il mercato di Soulé