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L'appuntamento giornaliero al BAR ZILLO! La maglia prima di tutto Esiste una leggenda metropolitana, che tanto metropolitana alla fine dei conti non è. Racconta di un presunto pseudo disinteresse degli europei, italiani in prima fila, a vestire la maglia delle rispettive nazionali: mentre, al contrario, i sudamericani alla loro, di convocazione, non rinunciano mai, nemmeno sotto tortura, nemmeno se mezzi rotti, a costo di attraversare a nuoto l’Oceano Atlantico. Sgombriamo il campo da fantastiche storielle, credibili quanto la vicenda degli alligatori nelle fogne di New York: alla Nazionale nessuno rinuncia a cuor leggero: a meno che tu non decida, scientemente, di ritirarti. Magari perché sai di non poter essere più performante come un tempo o perché sai di doverti dosare con attenzione giocando gli ultimi scampoli della carriera. Rappresentare la propria gente, il proprio Paese è orgoglio puro, non esiste termine diverso da poter utilizzare. Perché è bellissimo vincere lo scudetto, la Champions, quel che più vi aggrada: ma volete mettere vincere il Mondiale vestendo la maglia che simboleggia il luogo dove sei nato e cresciuto? A me è capitato di chiacchierare spesso con i campioni del mondo del 1982, ad esempio: e sì, nonostante molti di loro abbiano vinto di tutto di più, quando gli parli del mondiale di Spagna si accende una luce nei loro occhi: come accade con i calciatori che hanno fatto parte della spedizione in Germania, nel 2006. Funziona in questo modo, poche balle. Quindi fatico a capire le critiche, perché ne ho lette in questi giorni, rivolte – esempio – a Calha o ai ragazzi chiamati da Spalletti, per non parlare di Lautaro Martinez. Restando a casa nostra Barella ha fatto capire, nemmeno tra le righe, che lui alla convocazione in Nazionale non rinuncerebbe mai e che, se sta appena appena bene, vuole giocare. Come lui tutti gli altri. A maggior ragione se, come Hakan, ne sei il capitano di quella squadra. E hai dei doveri verso i tuoi compagni e il tuo popolo. Senza stare a far discorsi demagogici. Ecco, magari i governanti del pallone potrebbero evitare la nascita di tornei senza rilevanza, senza un perché, creati per esigenze di botteghino e null’altro. Ma questa è una storia diversa e molto più complicata. Alla prossima.
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TMW News: Il Milan verso i 125 anni. Il mercato di Soulé
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Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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