Pavard a DAZN: "Mi piacerebbe vincere tanti trofei con l'Inter, abbiamo le stesse ambizioni. Non mi sento a mio agio da esterno"

Pavard a DAZN: "Mi piacerebbe vincere tanti trofei con l'Inter, abbiamo le stesse ambizioni. Non mi sento a mio agio da esterno"TUTTOmercatoWEB.com
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giovedì 28 settembre 2023, 19:55Primo piano
di Marco Corradi

Benjamin Pavard è il grande protagonista del format 1vs1 di DAZN, e si racconta così nell'intervista al broadcaster: "Seguo da tempo la Serie A, ho tanti amici che giocano in Italia ed è un campionato forte tatticamente, da cui sento di poter imparare tantissimo. Sono orgoglioso di far parte di un grande club come l'Inter, io gioco a calcio per vincere trofei e spero che possano essere ancora tanti. Alla fine della mia carriera sarò fiero solo quando guarderò nella mia bacheca tutti i trofei che ho vinto. Spero di vincerne parecchi con l'Inter, festeggiare lo scudetto e mettere la seconda stella sulla maglia".

Perchè hai scelto l'Italia?

"Ero in Germania da sette anni ormai, sentivo che era arrivato il momento di una nuova sfida. Si è presentata l'Inter, un club dalla grande storia che ha avuto leggende come Javier Zanetti, che lavora ancora oggi per il club e ha tutto il mio rispetto. Si è trattato di una scelta ovvia, l'Inter si è presentata con le mie stesse ambizioni e vuole vincere ogni competizione a cui partecipa. Speriamo di poter celebrare a fine stagione più vittorie possibili insieme a questi meravigliosi tifosi". 

Il tuo ruolo preferito?

"La mia posizione preferita è da centrale nella difesa a tre, e lì che mi sento a mio agio. Laterale destro? Tutti sanno che posso giocarci ma non è lì che mi sento a mio agio. Sono all'Inter per potermi esprimere nel ruolo che preferisco, dove posso portare la mia esperienza".

La vittoria nel Mondiale in Russia.

"Quando vivi queste emozioni, quando vinci il trofeo più bello e più importante in assoluto, hai ancora voglia di vivere gioie simili coi tifosi. Il gol contro l'Argentina? Un momento unico, per me, per la squadra e per tutta la Francia. Un momento che rimarrà scolpito nella memoria dei francesi e mia perché è stato un grande gol in una partita importante. Ma dall'altra parte, non lo nascondo, continuo a guardare avanti. E' passato molto tempo da allora, preferisco pensare al presente e al futuro".

Una volta hai detto: 'Non ho il talento di Messi, ma sono forte mentalmente. L'aspetto mentale è fondamentale per un calciatore.

"Assolutamente sì, per un calciatore di alto livello è proprio così. Non sono un genio del calcio come Messi, ma sono un ragazzo che ha sempre lavorato. Nessuno mi ha regalato nulla, tutto ciò che ho me lo sono guadagnato col mio lavoro. Anche nei momenti difficili non ho mai mollato. Devo questa cosa a mio padre che aveva una grande forza mentale, per me è importante averla nei momenti belli e meno belli, è la chiave per avere una grande carriera".

La partita che vorresti cancellare?

"E' complicato... Direi la sconfitta contro il Manchester City nell'ultima Champions (il Bayern perse 3-0, ndr)".

Lo stadio più bello?

"Quello dell'Inter, San Siro".

L'idolo d'infanzia?

"Sergio Ramos, mi piacciono il suo stile di gioco e la sua grinta. Per me è un esempio".

L'attaccante più difficile da marcare.

"Devo pensarci... Ti direi Eden Hazard".

Quale compagno ascolta la musica peggiore?

"Marcus Thuram... Ascolta di tutto ma non è il top. Quello che ascolto io non è male: anni '80 e '90, rap e reggaeton".

Vieni dalla regione del Nord Pas-de-Calais dove è stato girato 'Giù al Nord', cosa significa per te?

"Sono uno Ch'ti (termine colloquiale col quale vengono definiti, a volte anche con tono dispregiativo, gli abitanti della zona, ndr), non ho l'accento come altri ma sono fiero di provenire dal Nord Pas-de-Calais. Tifo tutti i club della regione, ho amici che giocano in squadre amatoriali. Sono fiero di essere nordista, per me vuol dire la famiglia, gli amici, il mio vecchio club. Per me rivederli è qualcosa di molto importante. Quando sono andato via ho lasciato un posto dove avevo gli amici e la famiglia; se avevo un problema chiamavo i miei genitori e loro accorrevano, ero a meno di 100 km di strada. Ma ho deciso di andare via per crescere come persona e come calciatore. Sono arrivato a Stoccarda, un ottimo club dove ho ancora legami forti con gente che lavora lì. Spesso non è stato facile, sono andato via giovane, ma questa esperienza mi ha fatto crescere. I miei genitori vengono spesso a vedermi allo stadio anche qui a Milano, sono molto importanti per me. Sono andato via giovane, ero in una scuola secondaria in casa di una famiglia che mi ospitava. Essendo anche figlio unico non è stato facile. Ma io voglio ringraziarli per tutto quello che hanno fatto per me, se oggi sono qui il merito è loro".