Ci sono ancora due Inter. La crisi numerica è passata, serve depennare quella identitaria

Ci sono ancora due Inter. La crisi numerica è passata, serve depennare quella identitaria
domenica 13 novembre 2022, 16:40Primo piano
di L Interista

di Giulio Peroni

Ci sono ancora due Inter, due metodi, due mentalità. Si è visto nei 90’ asimmetrici di Bergamo (pressapochista il primo, incalzante - efficace il secondo), a parti inverse a Torino, durante tutto il campionato. Se Simone Inzaghi riuscirà a calmierare (se non a resettare) questo inspiegabile bipolarismo di squadra, definendola e plasmandola sulla parte migliore di sé stessa, l’Inter capirà finalmente la misura dei propri obiettivi. L’autenticità dei propri mezzi. La distanza dalla vetta (il Napoli è inarrestabile) è attualmente utopia empirica, ma il campionato è lungo, non c’è crisi che non avvolga prima o poi tutti. Gli Inzaghi’s devono ripartire con convinzione proprio da questo.

Loro la crisi numerica (5 sconfitte) l’hanno già vissuta, ora devono metabolizzare e depennare quella identitaria. L’Inter deve semplicemente diventare ciò che realmente è. Una squadra che se imposta un calcio gestionale, il tattico vivacchiare nell’attesa, prima o poi soccombe, si scompone. Non ha gli strumenti per imbrigliare in questo modo l’avversario, stordirlo con effetti blandi. E’ il cambio di passo il valore aggiunto dei nerazzurri. L’aggressione muscolare all’avversario. Non la finezza di geometrie, che (ancora) non possiede. Ogni volta che l’Inter accelera, specie dalle fasce (Bellanova tornerà molto utile), dà la netta impressione di schiantare l’avversario sul piano prima mentale oltre che fisico. Eloquente nel bellissimo secondo tempo di Bergamo. L’Atalanta che fino a quel momento aveva “osato” pressing globale, marcature addirittura a uomo, è tracimata laddove Calhanoglu & soci hanno preso coscienza, hanno smesso di avvilupparsi nella propria, timida insicurezza. Era tutto cominciato con il consueto festival del passaggio all’indietro, niente movimenti senza palla, idee e voglia lasciati nello spogliatoio. Quando l’Inter si è strappata i panni del nerd insicuro e brufoloso, la sua ricomposizione è diventata incontenibilità. Il gruppo deve lavorare sulla psicologia. E sull’altra aria di criticità emersa con evidenza in stagione: la vulnerabilità della difesa. Ventidue reti in 15 giornate sono indicatore che la squadra non solo manca un po’ di concentrazione (anche oggi) su calci piazzati, ma non può nemmeno pensare di poggiare le basi del proprio ego sulla difesa. Per vivere sereni oggi, il punto sarà sempre fare una rete in più, non prenderne una di meno.