Vaciago: "Inter e Juventus, analogie e differenza nella vicenda-ultras. Ma i bianconeri avevano denunciato"
Nel suo editoriale per Tuttosport, Guido Vaciago analizza il caso-ultras che ha coinvolto Inter e Milan e fa un paragone con la vicenda che riguardò la Juventus. Di seguito le sue parole: "Nel 2016 i mass media, non tutti ma molti, associavano con disinvoltura il nome della Juventus con quello della Ndrangheta, lasciando galleggiare nell’aria l’illazione di una certa complicità fra i club e la malavita organizzata, proprio mentre il club denunciava i malavitosi e collaborava fattivamente alle indagini. Il procuratore federale di allora, Giuseppe Pecoraro, in audizione davanti alla Commissione Parlamentare Antimafia, aveva citato un’intercettazione con la quale voleva dimostrare che Andrea Agnelli, allora presidente della Juventus, aveva incontrato un esponente di un clan della Ndrangheta, salvo poi doversi correggere perché quell’intercettazione non esisteva e lui si era confuso.
Oggi si registra un’apprezzabile sobrietà da parte dei media e il procuratore federale Giuseppe Chiné (che, curiosità, all’epoca era il vice di Pecoraro) ha chiesto le carte e, presumibilmente, se le sta leggendo. È un tipo preciso, difficilmente confonderà un’intercettazione per un’altra e non ci saranno fi guracce davanti all’antimafia. Poi, quando sarà il momento, capiremo che interpretazione darà alle tante vicende scoperchiata dall’inchiesta milanese sulle infi ltrazioni della malavita nelle curve di Inter e Milan. Il precedente della Juventus può funzionare da bussola per Chiné stesso e per chi, nel frattempo, vuole provare a rispondere alla domanda del momento: «Cosa rischiano Milan e Inter?». All’epoca, la Juventus vide l’inibizione di alcuni dirigenti (Agnelli compreso) e una pesante multa di seicentomila euro. Ma la circostanze in cui si trovò la Juventus e quelle in cui si trovano Milan e Inter sono le stesse? Ci sono molte analogie, a partire dal nocciolo della questione: le società di calcio si trovano in una posizione che, viene da dire “fisiologicamente”, si presta al ricatto e all’estorsione da parte delle frange delinquenziali delle curve. Come è capitato alla Juventus di essere fi nita sotto ricatto, così è successo a Inter e Milan".
Ci sono anche delle differenze tra i due casi, secondo il giornalista: "Alla Juventus venne contestata la gestione della vendita dei biglietti, concessi con troppa facilità e in numero superiore al consentito, ai gruppi ultrà (peraltro facendoli pagare al prezzo ufficiale), nelle carte degli inquirenti su Inter e Milan il perimetro delle contestazioni sembra essere più largo, così come il coinvolgimento dei membri della società, anche a livello apicale. Ma siamo alla lettura (peraltro sommaria) di una sola parte della verità, quella degli inquirenti, quindi non si possono pesare le responsabilità con esattezza e, soprattutto, con cognizione. Restando alla storia, però, va sottolineato come la collaborazione della Juventus all’inchiesta fu totale.
Un dirigente bianconero si prestò a incontrare gli ultrà indagati indossando dei microfoni nascosti per aiutare gli inquirenti. Inoltre, il club e i suoi vertici denunciarono i ricattatori, semplificando ulteriormente il compito della magistratura. E in fase processuale si costituì parte civile. Inter e Milan sono in un momento cruciale: i pm sono stati chiari nel chiedere ai due club piena collaborazione e la rescissione di qualsiasi legame con gli ultras. Il ruolo di parte lesa passa, inevitabilmente, da quella strada. Il livello di collaborazione può semplificare o complicare la vita ai dirigenti e alle società, anche in sede sportiva".
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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