Sucic, l'ex tecnico della Dinamo: "Somiglia a Barella: è una mezzala, ma sa far tutto"
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Nel suo intervento ai microfoni della Gazzetta dello Sport Nenad Bjelica, ex tecnico della Dinamo Zagabria, racconta così Petar Sucic, il neoacquisto dell'Inter che domani svolgerà le visite mediche: "Petar Sucic corre, corre e non si ferma. Fa almeno 13 chilometri a partita e in mezzo sa fare tutto: il regista, la mezzala e il fantasista. È un tuttofare di talento. Farà carriera in nerazzurro".
Arriva per circa 16 milioni bonus compresi. Un affare?
"Considerando i prezzi che girano oggi per i centrocampisti, assolutamente sì. È un giocatore e un ragazzo da 10. L’ho allenato soltanto per 8 partite, poi si è infortunato al metatarso e abbiamo iniziato a perdere o a pareggiare. Era fondamentale"
Ce lo descriva: tre pregi da sottolineare?
"Ti dà equilibrio, sa fare il regista e la mezzala e ha ottime capacità di inserimento. Sotto la mia gestione ha segnato tre gol, tra cui due in Champions contro Monaco e Slovan Bratislava. Il terzo pregio è la facilità di corsa. È un centrocampista box to box".
Calhanoglu, Mkhitaryan, Barella: a chi somiglia?
"Direi Barella. Dategli un centrocampo a tre e lui sarà a suo agio. Io l’ho fatto giocare anche da regista, ma il meglio l’ha dato da mezzala. Meglio forse a destra, ma in Champions, ad esempio, ha segnato partendo da sinistra. In ogni caso, è il numero 8 ideale di ogni squadra. Ha la gamba di chi randella e il piglio di chi inventa e punge".
I tifosi dell’Inter sognano Brozovic. Ha qualcosa di lui?
"Gli somiglia un po', ma Sucic è molto più offensivo e sa segnare qualche gol in più. Inoltre, sa buttarla dentro in tutti i modi, soprattutto se parte da dietro e si inserisce in area. Come Frattesi? Potenzialmente, Sucic è più forte. È intelligente, entra spesso in area e poi torna a centrocampo per gestire il pallone e randellare quando serve. Parliamo di uno stakanovista: ha il fuoco dentro".
Un aneddoto che l'ha colpita?
"A novembre 2024 fu convocato dalla nazionale croata e venne espulso dopo mezz’ora, ma scelse di restare col gruppo. Lo chiamai il lunedì chiedendogli come stesse e sondando la sua disponibilità a giocare dall’inizio una volta rientrato. Mi serviva una mano, lui fu schietto: 'Che problema c’è? Gioco e vinciamo'".
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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