Marotta: "Il sistema non ci rispetta, perché il calcio va esentato dal Decreto Crescita?"
Intervenuto da remoto nel corso del dibattito "Gli Stati generali del calcio italiano", al Festival dello Sport di Trento, il presidente e amministratore delegato dell'Inter Giuseppe Marotta ha parlato della terapia da seguire per risolvere i mali che affliggono il sistema: "Il mondo del calcio è un fenomeno sociale e imprenditoriale rilevante, basta vedere i numeri dei contribuenti: vengono versati un miliardo e rotti l'anno. Dovremmo essere ascoltati, ma mia non è una ma sento una mancanza da parte della politica. Chiediamo un sistema legislativo. Noi e il Milan abbiamo aumentato i ricavi negli ultimi anni, ma due anni fa arrivando in finale di Champions, solo da questa competizione, abbiamo incassato 100 milioni di euro. Sono ricavi variabili e non stabili, se non vai in fondo perdi tantissimo. Sul tema stadio siamo il fanalino di coda da decenni, a parte Atalanta, Sassuolo e Juve. Questo fatto è dovuto a una burocrazia che porta sfiducia a chi vuole investire.
Il fenomeno stadio non è locale, ma nazionale, quindi deve finire sotto il Ministero delle infrastrutture. Noi ci troviamo davanti a un sistema che non ci rispetta perché non si può considerare un giocatore un lavoratore dipendente, guardate l'esempio di Ronaldo che al lordo costava 60 milioni di euro a stagione. Il calciatore deve avere un inquadramento diverso, è lì che ci sono i costi maggiori. Siamo fanalini di coda anche nei centri sportivi, notiamo delle carenze. Mi rivolgo a Lotito, grande rappresentante al Governo: perché il calcio deve essere esente dal Decreto Crescita? Vi sto parlando di fenomeni che potrebbero portare centinaia di milioni nelle casse del club. Parlando del contenimento dei costi, vediamo che quelli maggiori sono relativi agli stipendi. Se abbassi il costo di questi ultimi, non riesci a partecipare alla suddivisione di introiti che garantisce la stabilità di bilancio".
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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