Di Biagio racconta il primo Barella: "Lo conoscevo dall'U15, nasce regista. La sua esuberanza è la chiave"

Nel suo intervento ai microfoni della Gazzetta dello Sport, Gigi Di Biagio racconta la crescita di Nicolò Barella, che lui stesso fece debuttare in Nazionale U21: "Conoscevo Nicolò dall’Under 15, l’avevo allenato anche con l’Under 16, dunque non avevo dubbi: lo chiamavamo “il ragazzino vivace”, a volte anche troppo. Il carattere lo portava a essere disordinato, ma da quel disordine è nata la duttilità che oggi fa la differenza, perché lo fa giocare in tutti i ruoli: play, interno, sottopunta. Calciatore totale».
La sua evoluzione, tecnica e tattica.
"A volte era un po’ frenetico, voleva tutto e subito, oggi invece dà tranquillità anche nei momenti complicati, oltre ai tempi di gioco. Non ha paura di giocare nel traffico, con l’avversario addosso, non si innervosisce per cose stupide come un tempo".
E fa anche il metodista.
«Lui è nato davanti alla difesa, oggi torna lì con la maturità del giocatore che ha già giocato 3400 partite di livello. Ma lì lo vedo bene a due, non da regista puro: come ha giocato con l’Albania. Perdere la posizione con Jorginho accanto è diverso che farlo da play basso e si può permettere di andare al posto di Frattesi, di Jorginho, addirittura di Di Lorenzo quando viene dentro il campo. Lui è cresciuto, il calcio è cambiato e la sua vecchia esuberanza è funzionalissima per come si gioca oggi».
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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