Buffon scioccante: "Ansia e attacchi di panico, rifiutai i farmaci per timore della dipendenza"

Buffon scioccante: "Ansia e attacchi di panico, rifiutai i farmaci per timore della dipendenza"TUTTOmercatoWEB.com
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Oggi alle 16:01News
di Yvonne Alessandro

Nell'intervista fiume rilasciata da Gigi Buffon al Corriere della Sera, in occasione dell'uscita della sua autobiografia "Cadere, rialzarsi, cadere, rialzarsi", l'ex portiere della Juventus e attuale capo delegazione della Nazionale Italiana ha rivelato alcuni momenti bui della sua carriera, a partire dal rapporto con la depressione iniziata in un periodo preciso:

"Quando è iniziata la depressione? Era la fine del 2003, il campionato era cominciato bene, poi cominciammo a perdere colpi e stimoli. Eravamo reduci da due scudetti di fila: dopo l’up, il down. Mi si spalancò davanti il vuoto. Cominciai a dormire male. Mi coricavo e mi prendeva l’ansia, pensando che non avrei chiuso occhio. Poi accadde anche in campo. Un attacco di panico. Sentivo una pressione al petto, non riuscivo a respirare, pensai che non avrei mai voluto essere lì e non avrei mai potuto giocare la partita. Era Juve-Reggina, in casa. Andai dall’allenatore dei portieri, che era un grande: Ivano Bordon. Lui mi tranquillizzò: 'Gigi, non devi giocare per forza'. Ripresi fiato. Guardai scaldarsi il secondo portiere, Chimenti, che è un mio carissimo amico. E pensai che ero davanti a una sliding door, a un passaggio decisivo della mia carriera, della mia vita". 

Per affrontare il problema Buffon scelse prima di affidarsi agli specialisti: "Mi dissi: Gigi, se tu non entri in campo stavolta, crei un precedente con te stesso. Magari ti succederà una seconda volta, e poi un’altra ancora. E non potrai più giocare. Così entrai in campo. Feci subito una buona parata. Che salvò il risultato, perché poi vincemmo 1-0. Ma il problema rimaneva. Il dottor Agricola fece la diagnosi, poi confermata dalla psicoterapeuta: depressione. Rifiutai i farmaci. Ne avrei avuto bisogno, ma temevo di diventarne dipendente. Dalla psicoterapeuta andai solo tre o quattro volte, ma mi diede un consiglio prezioso: coltivare altri interessi, non focalizzarmi del tutto sul calcio. Fu allora che scoprii la pittura. Andai alla Galleria d’arte moderna di Torino. C’era una mostra di Chagall. Presi l’audioguida. Davanti alla Passeggiata rimasi bloccato per un’ora. È un quadro semplice, raffigura Chagall con la moglie Bella mano nella mano; solo che lei vola. Il giorno dopo, tornai. La cassiera mi disse: guardi Buffon che è la stessa mostra di ieri. Risposi: grazie, lo so, ma voglio rivederla".