Zhang: "City? Noi crediamo nella Champions. Debito Oaktree, troveremo una soluzione insieme"
Nella lunga intervista concessa alla Gazzetta dello Sport, il presidente dell'Inter Steven Zhang si prepara alla finale tanto attesa da tredici anni a questa parte per il suo club, per contendersi col Manchester City la Champions League: "Ad essere onesto, lo avevo solo sognato. E pensavo, guardando il momento del calcio e le differenze tra alcune Leghe, che sarebbe stato difficile arrivare a un traguardo del genere. L’Inter mi assorbe totalmente. Vivo con enorme intensità il club, ma non entro quasi mai negli aspetti tecnici o tattici riguardanti la squadra. Non ne parlo neanche con Inzaghi, di cui rispetto ogni scelta. Da presidente odio chi vuole insegnarmi come devo gestire il mio club e quindi non faccio lo stesso errore con i ruoli altrui".
Lei ormai vive a Milano e sembra perfettamente inserito in città. Si sente pure un po’ milanese?
"Amo molto Milano. Ho imparato a conoscere cultura, tradizioni e mentalità italiane. Ai miei amici dico spesso che oggi mi sento 40% cinese, 30% americano, 20% italiano e 10% cittadino del mondo. Non parlo ancora correttamente l’italiano ma lo capisco. E il modo di pensare dei cinesi è abbastanza simile al vostro".
Il calcio è un’azienda particolare: richiede managerialità ma anche passione. Quanto è importante trovare il giusto equilibrio? E la passione crescente per l’Inter l’ha portata a qualche scelta poco razionale?
"E’ un rischio che corro durante il calcio mercato quando voglio comprare subito i calciatori migliori e non guardo il budget o il bilancio. Sì, a volte accade che la passione travolga la parte razionale, quando si fanno acquisti o si decide di non cedere... Spesso chiedo al nostro ds Ausilio: “Piero, non è che stiamo facendo un errore?”. Il dialogo con i miei dirigenti è fondamentale per cercare quel famoso equilibrio tra razionalità e passione".
Con Skriniar questo equilibrio è saltato. Potevate venderlo in estate al Psg per 50 milioni e invece ora andrà via ora a parametro zero. É stato un errore tenerlo?
"Skriniar è sempre stato uno dei miei giocatori preferiti. Abbiamo fatto di tutto per avere la squadra migliore per vincere. Ma a questa domanda risponderò dopo la finale… Prima della partita col City non trovo giusto parlare dei singoli. Con società, squadra e tifosi ora siamo un corpo unico, tutti concentrati sulla sfida di domani".
Su Lukaku però può almeno confermare un aneddoto. A settembre Romelu le avrebbe predetto: 'Presidente, mai dire mai, arriveremo in finale di Champions League'. E lei sorrise senza rispondere. É vero?
"Si, ho sorriso pensando 'è pazzo'. E invece aveva ragione".
Con questa felice previsione Romelu si è conquistato la conferma?
"Niente domande sui giocatori, la prego...".
Inzaghi però non è un giocatore. Lei ha dimostrato di saper scegliere i suoi tecnici: Pioli, Spalletti, Conte e ora Simone. Tre di loro hanno vinto gli ultimi tre scudetti e uno è in finale di Champions. Ci regala un giudizio su ognuno?
"Mi hanno tutti insegnato qualcosa. Pioli è stato il primo allenatore con cui ho lavorato in vita mia. Volevo avere un tecnico italiano che conoscesse perfettamente il campionato: Stefano mi ha dato le basi. A Spalletti sono molto legato perché ha tracciato un solco fatto di gioco, lavoro e risultati, riportando l’Inter in Champions League: un obiettivo fondamentale in quel momento. Con lui abbiamo avuto una delle migliori difese ed ho capito l’importanza di un grande reparto arretrato se si vuol vincere. Sa cosa mi disse una volta Moratti?".
No, ce lo racconti.
"Caro Steven ho fatto tanti errori durante la mia presidenza, focalizzandomi solo sui grandi bomber, ma quando ho iniziato a comprare i grandi difensori, allora ho cominciato a vincere. E mi citò Samuel... È una lezione importante che ho appreso da lui".
Torniamo ai tecnici: siamo a Conte.
"Da quando acquistammo l'Inter ho subito desiderato un giorno di avere Conte in panchina. È un tecnico di forte personalità, credo di non averlo mai visto felice, appagato o sorridere. Dopo una vittoria pensava subito alla successiva, senza mmai un momento di relax o di soddisfazione. Ma è così che ci ha riportato lo Scudetto all'Inter dopo 10 anni, interrompendo un ciclo della Juve che sembrava infinito".
E veniamo a Inzaghi...
"Se Conte è stato il più 'difficile', Simone è il più semplice. Lui ha grandissime capacità di gestione e infonde una incredibile tranquillità. Quando lo vedo prima delle gare, sono più teso io di lui. Inzaghi è stato un dono per me. Ed è l’uomo della finale di Champions. Spesso si chiede chi sia l’allenatore migliore o il più geniale. Io credo siano domande sbagliate. Ogni club ha una storia differente, il lavoro di un tecnico dipende dalla fase che la società sta vivendo, dai giocatori a disposizione, da molte cose. Il calcio non è una scienza esatta".
Mi ha bruciato la domanda... Ma gliela faccio ugualmente con la premessa che è solo un gioco. Per un presidente l'idea di ingaggiare un top come Guardiola non è affascinante? Le prometto che non titoleremo 'Zhang sogna Guardiola'.
"É un allenatore bravissimo capace di vincere ovunque sia stato, certamente sarebbe un piacere lavorare con lui, ma preferisco scegliere tecnici con esperienza della Serie A".
A inizio stagione, prima dell’acquisto di Acerbi, sotto la sede fu esposto uno striscione 'Zhang vattene'. Ripensandoci oggi che è in finale di Champions che sensazioni prova? Di rivincita?
"No. Intanto c’è da dire che i contestatori erano davvero un gruppo molto esiguo, e poi che il calcio come la vita presenta degli up and down: ci sono fasi di problemi e fasi di gioia. Fa parte del gioco. Il lavoro di un presidente o di un CEO è simile a quello di un allenatore: spesso si è soli, e va accettato".
Ha preparato qualche discorso motivazionale per la squadra?
"Non ce n’è bisogno. I risultati dell’ultimo mese hanno contribuito a far aumentare convinzione e carica. Tutti nell’Inter siamo concentrati per questo evento che vogliamo goderci fino in fondo".
Il City è la più forte squadra al mondo, le fa paura?
"Rispetto profondamente il City, una squadra magnifica. Ma noi abbiamo la qualità per affrontarli. In questi anni, più è stata alta l’asticella del nostro avversario e meglio ci siamo comportati. L’Inter rende con le squadre forti, è contro quelle meno competitive che ogni tanto abbiamo perso punti".
Si è visto in campionato. Dispiaciuto dei troppi scivoloni che hanno impedito di lottare per lo scudetto?
"É stato difficile tenere alta la concentrazione in tutte le competizioni. É subentrata la stanchezza, più mentale che fisica. Ma dobbiamo giocarci una finale, pensiamo solo a questo ora".
Passiamo agli aspetti finanziari. Il prestito di Oaktree: com’è la situazione?
"È un fondo importante gestito da persone molto professionali. Abbiamo intenzione di rinegoziare il prestito. Troveremo una soluzione insieme per il rifinanziamento".
I tifosi posso stare tranquilli? Il progetto Inter va avanti con grandi ambizioni?
"Finchè ci sarò io, ci sarà un’Inter stabile e competitiva".
Il prossimo anno l’Inter avrà un Main sponsor? E sarà Qatar Airways?
"Abbiamo tre o quattro candidature importanti. Non so ancora dire quale sarà scelta. Vogliamo un brand adatto all’Inter e stabile".
Oggi ci sono tante proprietà straniere in Italia: Suning, gruppi Usa, Fondi. Ma la sensazione è che non ci sia ancora una grande integrazione con le proprietà italiane che consenta un cambio di passo in Lega e una modernizzazione del sistema.
"Non è facile cambiare una mentalità. Serve tempo".
Nuovo stadio: a che punto siamo?
"È lo stesso problema dei diritti tv. C’è difficoltà ad accettare cose nuove e a cambiare passo. Inter e Milan sono due club in competizione ma con il medesimo obiettivo di crescita. Uno stadio in comune lo garantirebbe più di due impianti. L’idea dell’Inter è sempre stata questa. Il Milan invece ha cambiato 4 proprietà e altrettante idee".
Ma se il Milan l’impianto lo farà da solo? L’Inter potrebbe restare a San Siro?
"No la nostra priorità è un nuovo stadio, con o senza il Milan".
Domani si gioca la più importante competizione Uefa. L’Inter era stata tra i club ideatori della Superlega. Ma anche la prima ad abbandonare il progetto la notte che scoppiò il caso con l’Uefa.
"La Superlega non aveva il giusto format però era un tentativo di innovare e cambiare. Utile soprattutto per i club italiani che erano indietro rispetto agli altri. Ma non volevamo entrare in conflitto con l’Uefa. E La Champions League resta oggi il miglior torneo possibile".
Al piano di sotto rispetto ai suoi uffici c’è la sala delle Coppe. Al centro c’è la Champions del 2010. Quanto sogna di aggiungerne una tutta sua?
"Ho pensato tantissime volte nella mia testa come sarebbe stato vincere una Champions. Ma anche solo sognare di vincerla sembrava impossibile... Ora che siamo in finale però tutti noi nel club abbiamo una incredibile voglia di provarci. E siamo uniti. Come ha detto Inzaghi: non abbiamo paura, c’è solo grande eccitazione nell’attesa di giocare questa partita. Noi ci crediamo".
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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